Blog realizzato in contemporanea al corso di Storia della Tecnologia del prof. Vittorio Marchis presso il Politecnico di Torino

martedì 12 aprile 2011

Acustica delle caverne

Graffiti rupestri
 Riguardo questo argomento vi segnalo un interessante articolo di Andrea Bettini pubblicato su "La Repubblica" il 2 luglio del 2008.

"ROMA - Migliaia di anni fa, alla luce tremolante delle torce, gli antichi abitanti della Francia si radunavano nelle caverne, in spazi decorati da pitture rupestri. Lì probabilmente cantavano e suonavano perché i luoghi, a quanto pare, non erano scelti a caso: i segni sulle pareti venivano realizzati dove l'acustica era migliore. Le cavità dove ancora oggi si possono ammirare scene di caccia e raffigurazioni di animali, insomma, erano le prime sale da concerto.

Che molte pitture rupestri avessero un significato religioso è chiaro da tempo. Non è quindi strano che nelle loro vicinanze si svolgessero dei rituali. Iegor Reznikoff, dell'Università di Parigi X, è però andato oltre, trovando una correlazione tra alcune caratteristiche delle grotte e la presenza di queste opere d'arte preistorica. Un legame che mette in luce aspetti particolari della vita dell'epoca.


Reznikoff, che domani a Parigi parlerà delle sue ricerche durante il convegno internazionale Acoustics'08, è uno specialista nello studio delle proprietà acustiche degli edifici antichi. "La prima volta che mi è capitato di entrare in una caverna - racconta a Discovery News - ho controllato la risonanza in più punti e la domanda è sorta velocemente: c'è una relazione con la posizione delle pitture?".


Il ricercatore ha quindi deciso di inoltrarsi in alcune delle più note grotte francesi, come quelle di Niaux o di Arcy-sur-Cure. Lì ha condotto una serie di test sonori per individuare, ad esempio, le zone con eco migliore e quelle dove il suono si propaga meglio.


La conclusione di Reznikoff è che gli artisti preistorici tenevano in grande considerazione l'acustica delle caverne, un aspetto che conoscevano bene perché spesso ascoltare il rimbombo della propria voce è l'unico modo per orientarsi nei cunicoli bui e capire cosa ci sia più avanti. In base alle sue rilevazioni, la localizzazione e la densità delle pitture rupestri è direttamente proporzionale alla "qualità sonora" del luogo: la maggior parte delle opere d'arte preistorica in quelle cavità si trova cioè nei punti migliori per cantare e suonare. E dove l'acustica era buona ma dipingere era impossibile, ad esempio in passaggi stretti, venivano tracciate delle linee rosse.



Arti visive e musica, all'epoca, erano insomma strettamente collegate. Una parete adatta, sembrano suggerire i risultati dello studio, non era sufficiente per dare il via alle decorazioni. In quei luoghi, per fini religiosi o di altro genere, si doveva anche cantare o suonare e magari, nella penombra, ascoltare nell'eco la risposta della roccia. "





"La musica è il genere di arte perfetto. La musica non può mai rivelare il suo segreto più nascosto"
                                                                                                                          Oscar Wilde 

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